Ma se le cinque stelle devono rappresentare la perfezione dell'opera - o per lo meno la perfezione della soddisfazione che se ne è ricavata - allora qui dovrò fermarmi a quattro.ĭapprima avevo la sensazione che alla sontuosità del testo originale corrispondesse una speculare e paritetica sontuosità della traduzione - un lavorone ben fatto, insomma - ma in dirittura d'arrivo ho cominciato a sentire una certa pesantezza, non so più se nella traduzione o nel testo in sé, mi azzardo a dire che da qualche parte si trova una certa approssimazione come diretta conseguenza della ricerca di barocchismi. Di solito appena terminato un libro ho subito chiaro in mente che giudizio intendo dargli, qui resto molto combattuta tra le quattro o le cinque stelle.

Non lo so se la sontuosità e l'eleganza siano giustificativo sufficiente per le cinque stelle. Sontuoso è l'aggettivo che più gli si attaglia, per cui mi tocca ripeterlo anche se l'hanno già detto/scritto in tanti: una lettura sontuosa, densa, infine vischiosa, di quella vischiosità cui a tratti ci si abbandona con piacere ma che in altri tratti eccede. E' tutto molto giusto ma forse anche un po' 'troppo'. L'eleganza del ritmo e del testo lo fanno assomigliare ad un lento incedere, una basse danse. Un testo vagamente oppiaceo, sembra di essere in un quadro di Paul Klee ma forse anche di Edvard Munch. Un libro notturno, evocativo, suggestivo, elegante, visionario nel senso che è fatto di visioni (ma anche nel senso che prevede, ipotizza un futuro più o meno lontano). The vacuum that occurs at its frontiers – a kind of numbness which is generated on its torpid surface as if it had lost the sense of touch – lost contact.Īnd when one commences to slide into the bottomless abyss of doom there is no way to stop…

It's what happens to something that's felt itself gathered together too long, too exclusively.

The main character lives among the ruins of stale traditions and decayed formalities so he unconsciously commences to fight his day-to-day routine of existence. Beyond these realms of lugubrious reeds extended the desert sands, ever more sterile, and – like the decor of a navigable death – behind a sparkling mirage of mist, the peaks to which I could no longer deny a name. Yet even the melancholy of that flaming sun over a dead land failed to extinguish in me a throb of happiness I felt in complicity with the tendency of this country to absolute desolation. The Opposing Shore has a quite unique atmosphere – it is written in the baroque language of the nineteenth century classical novels and at the same time it is fraught with the Kafkian surreal suspense of the kind that permeates The Castle and it even boasts some whiffs of beautifully enigmatic Gormenghast.

The Opposing Shore by Julien Gracq